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Arti

Dialoghi ai confini del ponte

Il Barocco a Palazzo Giustiniani

Marcos Vinicius, il poeta della saudade

La Pop Art a Catania

 

Dialoghi ai confini del ponte

   

Roma - "Dialoghi ai confini del Ponte Milvio". Questo il titolo della mostra che si è svolta nella Torretta Valadier: antico punto di guardia del ponte più antico del Tevere. Passaggio strategico, che dalle origini del cristianesimo continua ad assistere allo scorrere del fiume che riflette Roma e i suoi abitanti, tra lotte, passanti, stupri ed amori. Qui, gli artisti della web art community Il Faro Verde, coordinati dall’associazione culturale Teatro del Mediterraneo, hanno esposto le proprie opere, dedicandole appositamente a questa mostra. "Riflettendo sulle radici", l'installazione di un ponte di Massimo Volponi, nella sua precarietà fatta di bambù e spago, con discrezione, riflette le tracce del sangue versato lungo la storia. L’artista, leader della comunità virtuale, ricorda sia eventi storici come lo scontro tra Etruschi e Romani agli albori della nostra civiltà, sia eventi più recenti, come l’omicidio di Giovanna Reggiani, violentata ed uccisa su una passerella di Tor di Quinto, non lontana dal ponte Milvio. Il percorso del maestro Augusto Salati, che ripercorrendo la storia del cristianesimo dalle origini, con frammenti di reperti etruschi su una stampa di un’antica Roma ideale, giunge, attraverso un ponte segnato da orme, ad un dipinto figurante “una crocifissione odierna”, simbolo dell’attuale decadenza della società contemporanea e dei suoi ideali. “Ripercorre il mio percorso di ricerca artistica” spiega Salati, “il fiume infatti proviene dal periodo di studio tra pittura e musica che risale a qualche anno fa”.

E poi "Feeling" di Gabi Minedi, che segna, con cavi d’acciaio e materiale riciclato, le rotte ideali di ignoti passanti e dei loro incontri in duemila anni di storia. Così come fa Leonardo Nobili nel suo video "Anime Inquiete" sul Ponte Milvio, che unendo vari linguaggi ricorrenti nelle sue opere d’arte, ci offre il suo punto di vista d’artista sulla storia e sugli uomini che l’hanno segnata. Ma il ponte, seppur solo di recente, è diventato anche il simbolo dell’amore per migliaia di giovani coppie che, attaccando lucchetti al parapetto sul fiume, si giurano eterno amore. A questo si è ispirata Marisa Marconi, proponendo "Il cuore del ponte", due cuori di gesso: uno bianco incorniciato, che rappresenta l’ideale dell’amore che continua a vivere; e uno rosso, accasciato al suolo, dell’amore romantico destinato a finire. Gli artisti della comunità virtuale organizzano eventi anche a sfondo sociale. "Le iniziative della community non finiscono qui", assicura Volponi, "infatti è già in programma la prossima mostra collettiva in Calabria, a rappresentare la storica piaga della ‘ndrangheta". da Roma, Ruben Lagattolla

 

 

Caravaggio in mostra a Roma

   

Roma - Più di settanta capolavori italiani del manierismo e del barocco, tornano “a casa”, per la prima volta a Palazzo Giustiniani. La mostra “Caravaggio e i Giustiniani”, inaugurata dal presidente del Senato, Nicola Mancino e dal ministro dei Beni Culturali, Giovanna Melandri, si protrarrà fino al 25 maggio prossimo. Gli italiani potranno ammirare opere di Caravaggio, quadri di Lorenzo Lotto, Paolo Veronese, Luca Cambiaso, Annibale e Ludovico Carracci. Rappresentano una piccola parte della straordinaria collezione della famiglia Giustiniani, ben 600 opere, ora purtroppo sparse in vari musei europei e mondiali. di Giuseppe De Marzo

 

Marcos Vinicius, virtuosisimo di un poeta della saudade

   

Ancona – Si è concluso, al Castello del Cassero, il weekend musicale dell’associazione Atopos. Protagonista Marcos Vinicius, il chitarrista brasiliano che ha interpretato con virtuosismi e poesia, alcuni brani di musica sacra barocca fino a chiudere con per una ironica reinterpretazione di “Let it be” dei Beatles. Una prima parte dello spettacolo colta, all’insegna alla tradizione classica europea, con trascrizioni di brani originariamente concepiti per clavicembalo. E qui ha rivelato grande capacità di assimilazione del movimento, espresso originariamente da compositori come Fernando Sor e Pasquale Scarola. Si è occupato di trascrizioni e revisioni di opere per chitarra classica che gli hanno affidato la direzione di un'intera collana che ha la prerogativa di portare alla luce un repertorio per lo strumento sempre nuovo e ricco di tesori talvolta ancora inesplorati.  Poi tra la prima e la seconda parte, come intermezzo, ha suonato le sue composizioni. Un trai d’union da un genere all’altro, quasi a volere accompagnare il pubblico da una sponda all’altra di questo fiume musicale. La musica che ha eseguito è stata una perfetta fusione dei due lati della sua ricerca artistica.  Dentro questa scelta non c’è stata solo la voglia di offrire pagine tradizionali del repertorio chitarristico, ma c’è anche di regalare una nuova immagine della chitarra classica. Per Marcos, scrivere musica nuova è diventata un’estensione naturale del suo ruolo di interprete.  

Nella seconda parte dello spettacolo é ritornato alle sue radici musicali e culturali, quelle più sanguigne e ricche di saudade, quelle del Brasile povero, dei contadini, quelle che vanno a giustificare il dolce sorriso e la sinuosa danza con cui ha accompagnato le sue esecuzioni. Il ritmo poetico e incantato di Baden Powell e Vinicius de Moraes. Ed è qua che il chitarrista ha interagito con il pubblico più volentieri, con interessanti spiegazioni biografiche sui suoi musicisti preferiti. La qualità delle sue interpretazioni, abbinata ad una grande abilità tecnica e ad un suono purissimo hanno suscitato l’attenzione di vari compositori che gli hanno dedicato opere di singolare valore come Paolo Colombo e Antonio Brena e i brasiliani Julio Borges Claudio Tupinamba e Alexandre Pilò. di Ruben Lagattolla

 

Andy Warhol e la Pop Art: 130 opere a Catania

   

Catania - Torna la pop art, quello che doveva essere uno stile da cancellare subito e invece non finisce mai di stupire con la sua immaginifica visività. Il 2 febbraio si aprirà la più grande  mostra mai realizzata in Europa su Andy Warhol. Centotrenta opere del maestro della pop art, realizzata con diverse tecniche: sei Mao Tse Tung di varie dimensioni, quattro Che Guevara, Lenin e Kisnger, ma anche Marilyn Monroe, Liza Minelli e un'Ultima cena tratta dal cenacolo di Leonardo. Sono le serie famose con cui ha dipinto le icone del nostro tempo. I segni di una generazione diventati poi i simboli di un secolo. Warhol passava dai grandi quadri delle conserve industriali di pomidoro ai miti più sfrenati dell'industria dell'immagine, inserendoci prima ancora del postmoderno, tutti quanti concorrevano all'immaginario di un'epoca. Dalla straordinaria Marilyn al fascinoso Che, all'imperiale Mao. La mostra sarà aperta fino al 30 marzo. da Catania, Mariangela Franco

 

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